Il valore della bellezza e l'ossessionante ricerca della perfezione estetica

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La bellezza esteriore è un innegabile valore. Poiché detto valore non è parte di una dote offerta quale diritto naturale a tutti noi, è spesso motivo d’invidia nei confronti degli eletti, nonché d’alterigia oltreché induttivo di azioni malvagie appalesate sin dall’antichità.

Con la sua preziosità, la bellezza, spesso porta con sé anche la paura della perdita per chi detiene tale privilegio, così come può indurre ad una disperata ricerca, sino all’ossessione, colui/colei, che la natura, a suo insindacabile giudizio, ha deciso di privare. Privare o compensare? Sì, perché la natura, si sa che compensa sempre.

Uno stereotipo da sfatare riguarda alcune desuete ed assurde affermazioni, quali ad esempio, la classica “meglio brutta e intelligente, piuttosto che bella e oca”: non credo di conoscere solo io donne bellissime ed al contempo intelligenti, con all’attivo brillanti carriere professionali. La bellezza non è un’alternativa all’intelligenza o viceversa. Va detto tuttavia che, come per ogni valore, da sola – la bellezza – non basta. Pertanto commette un grave errore chiunque reputi di poter “campare di rendita” grazie a tale dono.

È innegabile che esistono persone meno avvenenti, ma dotate di grande fascino oppure di intelligenza straordinaria o, magari, nulla di tutto questo, ma dotate di una grande sensibilità. Verrebbe da dire “ad ognuno il suo”.

È credibile che vi siano persone che utilizzano lo specchio in modo ossessivo, sia per ammirare la loro perfezione, sia per ricercare con terrore il minimo difetto, cui segue l’assillo di porvi urgentemente rimedio. Da qui il ricorso ossessivo alla chirurgia estetica è pressoché inevitabile.
Pur costituendo una validissima opportunità, la chirurgia estetica non deve essere abusata e, soprattutto, non concepita con assillo: sottoporsi ad interventi, in modo compulsivo, denota la mancanza di accettazione di sé stessi. Addirittura alcune persone – prevalentemente, ma non esclusivamente solo donne – ricorrono ad interventi estetici nell’illusione di risolvere i propri problemi sentimentali: “con un seno più bello, lui mi amerà”.

In tema di bellezza, vi riferisco quanto emerso da una ricerca inglese, pubblicata da Behaviour Research and Terapy, ovvero che guardarsi in modo eccessivo allo specchio, potrebbe generare ansia e, in alcuni casi, scatenare un’insoddisfazione di sé, tale da innescare disagi come la depressione. Sono dunque ad alto rischio autostima e sicurezza poiché, osservandosi allo specchio, ognuno percepisce maggiormente i difetti rispetto ai pregi della propria immagine riflessa.

In casi estremi, la citata ossessione, può aggravarsi e divenire una vera e propria patologia, detta dismorfofobia, cioè la fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto esteriore, causata da un’eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea. Detta patologia è molto seria ed è necessario rivolgersi ad un professionista per ottenere un valido supporto psicologico, in quanto può indurre diversi disturbi e persino idee suicide.

Naturalmente in queste condizioni, emerge il più noto narcisismo, manifestato con il culto innaturale – patologico - della propria persona e con un atteggiamento che tende ad esaurire la personalità nell’esclusiva considerazione ed esaltazione di sé stessi.

Alla luce di quanto asserito, non c’è dunque da stupirsi se chi vive in funzione della propria esteriorità, pur presentando di sé un’immagine invidiabile, dichiara la propria infelicità, soprattutto nell’ambito affettivo/sentimentale.

Daniela Cavallini

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